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La nascita dell'International Bartenders Association e dei suoi ricettari!

La nascita dell'International Bartenders Association e dei suoi ricettari!

l 24 febbraio 1951 in Inghilterra, presso il “Grand Hotel” di Torquay, alcune associazioni barmen provenienti da differenti nazioni, dopo una competizione tenuta qualche giorno prima, decidono di riunirsi in un’associazione di categoria che ha il nome di I.B.A. - International Bartenders Association.

Tra le attività più rilevanti di questa associazione c’è sicuramente la “discussione della codifica delle bevande”, era il 1960 quando, in occasione della riunione generale annuale presso l’Hotel Scribe di Parigi, viene discusso tra i tanti argomenti anche questo.

A prendere la parola è l’italiano Angelo Zola che propone la formazione di un comitato che definisca meglio il vasto numero di cocktails e ricette. Viene richiesto così, ad ogni comitato nazionale, di inviare le proprie preparazioni più tipiche in modo da determinare una lista che comprenda tra i 50 e gli 80 cocktails, questi poi saranno classificati e approvati dall’I.B.A .

L’anno successivo, in Norvegia, vengono approvate dalla presidenza dell’I.B.A le “prime 50 ricette di cocktails”: da quel momento viene stabilito “un protocollo” che impegna ogni paese aderente all’I.B.A e ai bartender associati, a rispettare il ricettario dei 50 cocktails.

La finalità è quella di dare al consumatore la possibilità di richiedere e ottenere, ad esempio, un Negroni sempre uguale in quanto a componenti, proporzioni, preparazione e servizio nelle varie nazioni aderenti.

Dal 1961 ad oggi sono stati realizzati 7 ricettari.

Vediamoli nei particolari.

Primo ricettario: 1961Come già spiegato, si riteneva necessaria una codifica dei cocktail più conosciuti : così nacque il primo ricettario IBA, composto di 50 cocktails che furono suddivisi in 3 categorie: any time, pre dinner e after dinner.
Secondo ricettario: 1986: lo stile di vita, negli anni, si modifica: si ritiene necessario modificare la lista dei cocktails anche in base alle richieste: i drink, da 50 passano a 73, più sette varianti. Aumentano anche le categorie, che diventano quattro: oltre alle tre scelte nel primo ricettario, viene aggiunta una quarta: i long drinks.Si modificano anche le dosi: dalle frazioni del 1961 si passa ai decimi, inserendo nuove unità di misura: grammi, centilitri, teaspoon, spoonful, barspoon e dash. Viene inserita anche un’appendice al ricettario, dove vengono riportati i 25 cockail vincitori della gara creata dall’I. B. A., l’International Cocktail Competition.
Terzo ricettario: 1993 Il ricettario dell’86 suscitò non poche polemiche, così furono costretti a modificarlo: i drink da 73 scesero a 60 e furono eliminate le varianti.Inoltre fu tassativo l’obbligo di non superare i cinque ingredienti per la realizzazione di un cocktail, per permettere un risultato finale equilibrato. Sparisce la categoria Any time e viene sostituita da Short drinks e Alcolici e analcolici, di cui ne facevano parte quattro drink.
Quarto ricettario: 2004 Nuova revisione della lista: inizialmente decisa con 54 cocktail, fu ripresa e modificata più volte, fino a raggiungere la quota definitiva di 66, reintroducendo le varianti. Cambia anche il sistema di dosaggio: dalle frazioni e ai decimi si passa ai centilitri, unico per tutti. Le categorie vengono suddivise in long drink, the most popular, special cocktail, pre dinner e after dinner. Nella categoria special fu introdotto solamente il Lady Boy, senza nessun’altra aggiunta.
Quinto ricettario: 2011, rivoluzione nel campo dei drink anche durante il sessantesimo anniversario della nascita dell’ I. B. A. La lista comprende 77 cocktail suddivisi in tre categorie: New Era Drinks, Contemporary Classics e The Unforgettables. I drink di quest’ultima categoria non potranno mai essere eliminati dai ricettari successivi.Le dosi, oltre ai centilitri, vengono misurate anche in once liquide.
Sesto ricettario: pubblicato nel marzo 2020, i cocktail sono divisi in tre categorie: TheUnforgettables, 33 drink, che raccoglie le ricette classiche indimenticabili che rappresentano la “Bibbia” delle origini del bere miscelato di consolidata diffusione mondiale; Contemporary Classic, 37 drink, dove rispetto alla precedente lista del 2011 alcuni cocktail completamente dimenticati sono stati sostituiti da quelli che rimangono popolari in tutto il mondo come simbolo del bere di classe e prestigio; New Era Drinks, 23 cocktail, la voce che tradizionalmente conta il maggior numero di novità, calibrate sulle evoluzioni dei consumi e delle mode del momento.Omaggio alla miscelazione italiana con l’inserimento dello Spritz, oltre che nella versione con Aperol, anche in quelle con Campari, Cynar e Select, e con gli ingressi dello Spicy Fifty, creazione di Salvatore The Maestro Calabrese, e del Trinidad Sour, cocktail nato da un’idea di Valentino Bolognese, scomparso qualche anno fa, con il quale si era aggiudicato la finale della Angostura Cocktail Competition nel 2008 a Parigi, presentandolo con il nome di Trinidad Special, ricetta poi modificata e portata al successo dal barman newyorkese Giuseppe Gonzales. Omaggio che si conclude con Ve.n.to, cocktail a base del nostro distillato nazionale, la grappa.

Settimo ricettario: codifica del 2024, tante sono le novità: tre macrocategorie confermate, ma moltissimi cocktails inediti ed originali, soprattutto tra i New Era drinks. Troviamo The Unforgettables che raccoglie le ricette indimenticabili della miscelazione attuale, dall’Aviation di Hugo Ensslin al Tuxedo di Harry Johnson, passando dai grandi nomi come Negroni e il Martini cocktail. Poi i Contemporary Classics, i classici moderni come il Cosmopolitan e il Bellini e, infine, i New Era Drinks. Nell’ultima codificazione entrano in gioco cocktails alcuni classici come il Missionary Downfall, Jungle Bird, Sherry Cobbler, il Cardinale e il Garibaldi (già presente quest’ultimo negli anni Ottanta).

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