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La coppa Martini, storia di un mito trasversale

La coppa Martini, storia di un mito trasversale

L'origine della coppetta è naturalmente incerto. Proprio come ogni bella storia del mondo dei cocktail.

Ruota comunque intorno alla nascita del “Dry Martini”. Dunque potrebbe essere comparsa per la prima volta nella Londra degli anni 10 (1912 per l’esattezza) in occasione del primo Martini preparato per John D. Rockefeller. Alcuni sostengono che abbia debuttato ancora prima (metà Ottocento) con Jerry Thomas, eccentrico e famosissimo barman americano. Altri infine che abbia a che fare con il noto vermuth italiano Martini ( versione meno quotata!!!)

Origini a parte, la magica coppetta conquista la scena all’Esposizione universale di Parigi del 1925, consacrazione globale dell’Art Déco, dove parteciparono artigiani, artisti e industriali.

Non che il bicchiere a V divenne famoso in un istante. William Powell e Myrna Loy, che nell' "Uomo ombra” del 1934 rilanciarono il cocktail Martini dopo il Proibizionismo (ne avevano uno in mano quasi in ogni scena del film), ed i barmen no lo usavano ancora.  

Il loro bicchiere era la coppetta che poi fu chiamata Nik & Nora dal nome dei loro personaggi nel film, due detective da alta società che restarono popolari per decenni. In realtà, quel bicchiere era usato per inumerevoli cocktail, forse era quello all’epoca più utilizzato. Ma la serie di Nick e Nora proseguì fino al 1947 con altri cinque film entrati nella storia del costume più ancora che in quella del cinema. Nei quali, finalmente, eccola lì: appare la coppa da cocktail destinata alla gloria.

Dopo la guerra, il Martini è re assoluto, il suo bicchiere è la forma della sostanza. Neppure il dramma bellico riesce a cancellare il rito Usa del cocktail party irrigato dal Martini.

Gli anni avanzano e mentre il drink diventa sempre più secco aprendo la strada – insieme a James Bond –  ai vodka Martini, il suo bicchiere diventa ubiquo: viene usato per qualsiasi cocktail servito senza ghiaccio.

Facendo un bel salto negli anni, è proprio la coppetta da Martini all’origine della nascita del Cosmopolitan, uno dei cocktail più famosi del momento. Quello di “Sex and the city” e preferito da Madonna.

Poi, la rinascita all’inizio del Duemila riporta le cose a un ordine naturale: il Martini riacquista ruolo e corona, il gin si prende qualche rivincita.

Eppure, molti barmen e barladies odiano il bicchiere che è diventato il marchio della loro professione.In primo luogo, è facile da rovesciare, e questo lo sappiamo tutti. Quante volte vi siete sentiti chiedere scusa da chi vi portava il vostro Martini perché una parte se ne era scappata fuori? E poi, quella base piccina lo rende scomodo da gestire nello stock al banco, impossibile da impilare e facile da rompere, magari con effetto domino.

I raffinati liquidano quella coppa così svasata: non è in grado di indirizzare gli aromi. Peggio ancora, li disperde. Tutto vero, forse. Anche se un cocktail, al naso, raramente ha lo stesso profilo di un Nebbiolo!! Non fosse altro perché dovrebbe essere molto più freddo.

E comunque, i non professionisti si rassegnino: a quella coppa non possiamo rinunciare.

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