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Italia contro Champagne, la sfida arriva ai vertici e promette scintille

Italia contro Champagne, la sfida arriva ai vertici e promette scintille

Chiamatela pure la bolla delle bolle. L’attenzione e la centralità per tutto ciò che è spumante, a tutti i livelli, al momento il fenomeno più rilevante nel mercato globale del vino. E l’Italia (col Prosecco campione di exportIl boom regge ormai tutto l’anno.Ma quando la stagione per eccellenza inizia (l’autunno, trailer alle feste di fine anno col loro consueto picco di consumi) sono i top gun, i marchi di eccellenza, a scendere in pista.

Spumante contro Champagne, la sfida arriva ai vertici e promette scintille

Ecco allora da un lato il debutto del Krug 2004, ultimo ambizioso millesimato di famiglia, e dall’altro il debutto di un Ferrari nuovo di zecca, la cuvée Zero 10 (la cifra indica l’anno d’imbottigliamento), il primo non dosato della linea Perlé, melange di annate (2006, 2008 e 2009) e metodi di affinamento dei vini, sei anni al minimo sui lieviti e poi il varo definitivo senza (come detto) alcuna correzione e aggiunta di zuccheri.Come sono i vini? Interessantissimi entrambi. Ma ne parleremo nelle schede di degustazione.Estremamente intrigante però analizzare prima il modo in cui Krug e Ferrari hanno scelto di presentarsi con le loro novità. Perché raccontano bene il processo in atto nei due brand, e il modo in cui ognuno di loro, con percorsi totalmente diversi, eppure alla fine convergenti, approcciano questo speciale momento della loro parabola.

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Cominciamo da tempistica e scenario.Krug sfila di giorno, al lunch, in un contesto trendy e country-chic (Al Fresco, il risto-bistrot prescelto, oltre a essere una delle sedi di eventi delle giornate del design, ha il punto di forza nello spazio verde esterno, dove a suon di jazz eseguito dal vivo, con deliziosa cantante a marcarne il groove, Olivier Krug, l’ambasciatore mondiale del marchio e della casata, accoglie gli ospiti e sdogana i primi - e anche i secondi e terzi - calici).E sfida ancora una volta i copioni più scontati (l’aveva già fatto proponendo il prezioso Clos du Mesnil in ambo con la pizza, sia pure gourmet, del Pisacco di Andrea Berton) scegliendo stavolta di apparentare le sue bolle a un’altra delle “minoranze” del gusto che però fanno tendenza.

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L'artista Vhelade, Olivier Krug e Rosalba Piccinni

Il menu offerto in giardino con servizio informale, in piedi, tanto finger food e seduta variabile in ogni spazio possibile, è 100% vegetariano… La degustazione però, momento di analisi sul nuovo vino (col 2004 affiancato dal solido punto di confronto della possente annata 2002 e due edizioni di Grande Cuvée, l’ultima nata 164 e la 160, ora deliziosa) trova spazio a sé, dopo il momento mondano, in apposita e attrezzata saletta.

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Da sinistra, Marcello, Alessandro, Camilla e Matteo Lunelli di Ferrari

Ferrari, al contrario, va di sera, con look, dress code e atmosfera consequenziali, e sceglie come sede del lancio dello Zero la Permanente, centralissimo luogo di mostre d’arte ed eventi vari. Al cuore della Milano più “milanese”, solida “capitale” di fatto, rilanciatissima dal dopo-Expo e reduce fresca dal trionfo dell’ultima Settimana della Moda. La cena è ovviamente placée, servita con tutte le modalità d’una serata di gala, a cominciare dai tavoli e posti assegnati.E il debutto dello Zero 10 è in ambo ai piatti del menu, a ribadirne la marcata attitudine “gastronomica”, oltre al profilo brillante che vuol esserne la bandiera.Differenze su differenze, insomma. Ma convergenza piena invece (e sintomatica) su due punti nodali. Il primo è il prestigio e le medaglie (cappelli, forchette e stelle varie) dei cuochi prescelti (per Krug il partner ormai consolidato Enrico Bartolini, del vicino Mudec; per Ferrari due star con retrogusto territoriale, l’atesino Norbert Niederkofler e il “resident” di casa Lunelli Alfio Ghezzi). Il secondo punto è la sensibilità al “momento” del mercato che induce entrambi a proporre (sottolineandone a spada tratta le caratteristiche) prodotti di alto profilo, ma insieme di alta tensione, di cui verticalità, freschezza, spinta “aerea” siano i caratteri distintivi. E la regola vale (è chiarissimo) per il non dosato italiano, ma pure per le caratteristiche enunciate del nuovo millesimo di Krug.

Spumante contro Champagne, la sfida arriva ai vertici e promette scintille

Conclusioni. La blasonata maison già punto primario di riferimento degli intenditori più estremi e innamorati degli Champagne evoluti, complessi e di palpabile spessore, élite certo happy ma altrettanto certamente minoritaria e poco Millennial, sta da anni ormai ritoccando la sua immagine attraverso processi di trasparenza, sistemi tecno-smart e social d’approccio (code e app) innovativi e giovanili, e svolta verso mondi diversi dunque per età, latitudini e modi di approccio. E anche pizza e “green food” ne sono eloquenti epigoni.Ferrari, la bolla italiana di rango che viaggia disinvolta e “glam” tra una cena delle ladies del G8 e il brindisi degli ultimi Emmy Awards, e sui social viaggia alla grande con il lavoro puntuale di Camilla Lunelli, continua però con coerenza di stile il suo processo di consolidamento e accrescimento di prestigio e autorevolezza internazionale, una scalata iniziata da tempo e coronata da risultati davvero importanti (mentre altrettanto importante e impegnativa è la contemporanea crescita di volumi del gruppo e la sua diversificazione d’offertasu nuovi generi e territori).

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Una vigna di Ferrari a Trento

Insomma, e per chiudere: partire da Reims e partire da Trento alla conquista del mondo-bolla non è stata certo storicamente la stessa cosa. Ma è davvero divertente, in questo momento così vorticoso e speciale, vedere quanto l’approdo si sia avvicinato e sovrapposto, proprio mentre le vie per raggiungerlo paiono le più diverse.

E la corsa continua…Krug Vintage 2004Il claim di lancio, “luminosa freschezza”, è certo ispirato dalle caratteristiche d’annata e di vendemmia, ma corteggia anche palesemente il trend. In effetti però, è in ariosa souplesse che il nuovo nato (12 anni sui lieviti, 39% Chardonnay, 37% Pinot Noir, 24% Meunier) gioca la sua mossa d’attacco nel calice. Il colore è bellissimo e teso, le note agrumate e speziate d’approccio al naso fini e incisive insieme. E il resto è orchestra ben affiatata, e, come da promesse e premesse, più schubertiana che wagneriana. Il lungo affinamento dona inevitabili sensazioni di pane, pasticceria delicata e miele al palato. Ma il tragitto di mezzo se lo riprende un mix fruttato, fresco e acido, tra limoni dolci, mandarino ed erbe officinali, per protrarsi poi in un lungo elegantissimo finale.Ferrari Perlé Zero 10Tre millesimi diversi (e molto) come 2006, 2008 e 2009 assemblati a caccia d’armonia. E stesso intento con le scelte d’affinamento dei vini: parte in legno, parte in acciaio, parte in vetro. Poi, bottiglia nel 2010 (la data citata in etichetta) e dopo sei anni buoni sui lieviti, ecco ai nastri lo Zero, ovvero il Perlé nudo, non dosato, primo della serie. E, come per certe modelle di pittori alla Ingres, la nudità e il gioco riuscito di chiaroscuri al naso e al gusto svelano un corpo certo non filifome, ma armonico, sodo e (per restare in metafora) dalle gambe lunghe, premessa di lungo e agile cammino. Goloso, fresco e peculiareil ricordo di frutta selvatica (ribes chiaro) che chiude un sorso da bosco e da riviera: da pura goduria di bolle, cioè, o da tavola e menu complesso come quello con cui ha debuttato.

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