C' è un cocktail che ha fatto la storia del XX secolo e che negli ultimi dieci anni è stato fortunatamente riscoperto e riportato in auge: il Clover Club Cocktail.
Questo cocktail era molto popolare durante i primi anni del ’900, sopravvisse al Proibizionismo americano, subì un drastico calo di popolarità che lo fece quasi del tutto dimenticare. La sua genesi si collega a due fattori: Philadelphia, una delle più antiche e importanti metropoli americane, e un uomo che agli inizi del ’900 contribuì fortemente allo sviluppo dell' hotellerie a New York.
Nato il 25 aprile del 1851 in Germania sull’isola di Rügen nel Mar Baltico, George Charles Boldt emigrò negli Stati Uniti all’età di soli tredici anni e inizialmente lavorò come aiuto di cucina in un hotel a New York. Boldt aveva una naturale predisposizione e una grande forza di volontà per lavorare nell’ospitalità.
A venticinque anni fu ingaggiato come assistente per- sonale di tale William Kehrer, che dirigeva i servizi del celebre Philadelphia Club noto per i suoi eventi di alto livello.
Boldt conobbe la figlia di Kehrer, Louisa Augusta (1860-1904) impiegata come hostess presso il club. I due giovani iniziarono a frequentarsi e ben presto, con l’approvazione di Kehrer, si sposarono, dando successivamente alla luce due figli: George Charles Jr. e Louise Clover.
Fondato nel 1834 da illustri personaggi della società americana di quel periodo il Philadelphia Club è il più antico gentlemen’s club degli Stati Uniti.
Con il tempo, la reputazione che si erano creati e con l’aiuto dei clienti più importanti del club, Boldt e Louisa decisero l’apertura di un hotel di loro proprietà. Il loro sogno si avverò il 1 marzo del 1881, all’angolo tra Broad e Walnut Streets di Philadelphia, quando venne inaugurato il loro Bellevue, un piccolo boutique hotel che venne suc- cessivamente conosciuto come “The Little Bellevue”.
Un anno prima dell’apertura del Bellevue, nel gennaio del 1880, un gruppo di circa quindici gentiluomini aveva iniziato a riunirsi di giovedì alle ore 17.00, ogni quattro settimane, per discutere di affari, politica e tutto ciò che riguardava le loro attività locali. Il nome iniziale fu “Thursday Club” e durò circa due anni, per poi perdere alcuni dei suoi membri e rischiare di terminare la sua attività.
Il primo incontro ufficiale di quello che sarebbe diventato il Clover Club ebbe luogo il 29 dicembre 1881 alle ore 17. Il nome fu suggerito da William Ralston Balch, uno dei membri fondatori, il quale disegnò anche l’emblema.
Nella metà degli anni ’30 il Clover Club
Cocktail fece la sua ricomparsa su molti manuali di bar di tutto il mondo, tuttavia con diverse versioni di ricette: alcuni aggiungevano la menta che si trovava nel Clover Leaf, altri aggiungevano un po’ di Curacao o Cointreau per accentuare la freschezza e donargli più dolcezza e corpo. In “Mille Misture” del 1936 Elvezio Grassi inserì una ricetta che prevedeva Gin, sciroppo di granatina, succo di limone, Cointreau e, addirittura, Vermouth dry.
Il Clover Club Cocktail quasi scomparve verso la fine del XX secolo. Nel 2008 un cocktail bar di Brooklyn scelse questo iconico cocktail e il club di Philadelphia come fonte d’ispirazione principale. Nacque così il Clover Club di Julie Reiner, resuscitato dal passato.
Grazie Bartales
Asciutto, amaricante, erbaceo.
L'origine della coppetta è naturalmente incerto. Proprio come ogni bella storia del mondo dei cocktail.
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