I Sour sono la pietra miliare della mixology americana "quando un americano incontra un altro americano, ecco che spunta il whiskey sour", così citava l'Atlanta Daily Constitution" nel 1879 e non a caso dal 1860 fino al 1960 i sour e, in particolare, il whiskey sour, erano i punti fermi del bere miscelato statunitense.
Jerry Thomas descriveva che i sour si preparavano con gli stessi ingredienti dei fizz, omettendo però la frutta fresca e specificando che il succo di limone andava spremuto al momento, quindi: una base alcolica, zucchero, succo di limone, acqua e ghiaccio.
Verso la fine dell'Ottocento venne introdotto un float di vino rosso, "The claret snap", come lo definì un barman di Chicago ( nel linguaggio comune dei saloon il vino rosso veniva chiamato "claret" ). La popolarità del cocktail fece nascere diverse varianti come il Blackthorn tour, a base di sole gin, sciroppo di ananas e uno splash di apricot brandy.
Il Sour à la creole invece era con brandy, Jamaica Rum, con l'aggiunta di succo di Lime e una pallina di gelato per chiudere. Oppure ancora il Dizzy Sour, a base si rye whiskey, comprendeva un dash di Bénédectine e un float di Jamaica rum. Altre varianti erano il Jack frost whiskey tour, con Applejack e aggiunta di bianco d'uovo e panna e il cosiddetto Stone sour, che consisteva nell'aggiunta di una piccola quantità di succo d'arancia, corsi come l'aggiunta dell'albume d'uovo, che però andò via via scomparendo con il passare degli anni.
Negli ultimi anni, con il ritorno della "classic mixology", i tour sono di nuovo in coda e sono ormai una presenza costante un po' di tutte le liste dei cocktail bar in ogni parte del mondo.
La nascita dell'International Bartenders Association e dei suoi ricettari!
Il Daiquiri non ha un'origine, bensì tre. Ma una cosa è certa: il premio Nobel per la Letteratura Ernest Hemingway non poteva farne a meno.
I mocktail sono miscelazioni originali e prive di alcol frutto dell'estro e della creatività del barman.